In questo periodo di restrizioni, al di là del giudizio che possiamo mettere, sicuramente c’è un passaggio che possiamo fare: capire quali sono le prigioni da cui potremmo uscire ma non lo facciamo. Per esempio, interrompere una relazione che sappiamo essere finita, o sentirsi condannati per la diagnosi di una patologia, far dipendere la propria felicità dagli altri... sono tutte prigioni.
Il mondo che c’è “fuori” é uno specchio che ingigantisce quello che c’è dentro di noi. Se vogliamo sentirci più liberi, iniziamo da quello che é sotto il nostro controllo: interrompiamo il rapporto di lavoro che ci rende frustrati o iniziamo a cercarne un altro o accettiamo per uno scopo, ammettiamo che una relazione d’amore sia finita e liberiamoci, ecc...
Cerchiamo di comprendere cosa ci costringe il respiro, cosa stringe il cuore, cosa soffoca. Invece di arrabbiarci con quel che sentiamo ingiusto proviamo ad essere onesti con noi stessi e capire se stiamo agendo in funzione della nostra libertà quotidiana. Pretendere libertà, se noi siamo i primi a togliercela, é una bugia, accusare la libertà dell’altro é come un bambino che vuole un giocattolo solo perché ci gioca il fratello.
Ognuno di noi può comprendere quanto sta facendo per uscire dalle proprie prigioni e ognuno può essere onesto con se stesso: mi sto prendendo la responsabilità della mia vita?
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dott.ssa Nicoletta De Col
psicologa sociale, massoterapista
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