RIFLESSIONE DELLA SETTIMANA Nº31 (la 30 non è nata)
Ho aspettato molto prima di scrivere… quello che sto osservando in questi giorni sono molte cose.
Quello che ho visto più ridondante è quanto segue: pensiamo troppo.
La vita non la si pensa, la si vive. (Interessante in un’epoca in cui si sta sviluppando il metaverso).
Molte persone potrebbero scrivere il seguito di beautiful per i prossimi 300 anni per quante ipotesi riescono a pensare: “perché lui pensa che io abbia detto questo, perché se io lo pensassi davvero, allora potrei dirglielo con rabbia, ma siccome lui crede che io sia triste, allora secondo me pensa che dovrei essere felice e quindi farmi una vita, ma io non gli voglio fare questa soddisfazione …” e in tutto questo parlare di almeno 10 minuti ci sono tante energie per qualcosa che non esiste e che non è mai accaduto…
La scuola ci abitua a subire il pensiero di altre persone (degli inventori, dei professori), poi si va a casa e si subiscono le idee dei genitori e/o dei nonni e/o degli zii.
Seduti a scuola, seduti perché si deve stare buoni, seduti a leggere perché si fa più bella figura avere un figlio che legge piuttosto di quello che dal sugli alberi. E da seduti si subisce di nuovo.
Vivere è percepire, è danzare tra azione e reazione, e così imparare a conoscersi. Non esistono errori con la penna rossa quelli vengono insegnati a scuola. Nella vita esistono gli “errare” ovvero vagare.
La maggior parte dell’apprendimento avviene facendo esperienza, le emozioni associate alla situazione permettono di ricordarsi le cose. Invece noi passiamo almeno 15 anni seduti, fermi, a subire le esperienze fatti da altri che non conosciamo di cui i professori ci raccontano.
VENIAMO AL DUNQUE, ma la premessa era necessaria
E ci troviamo sorpresi se pur sapendo una montagna di perché (i genitori così e cosà, perché sono narcisisti, io sono sensibile, e le costellazioni familiari mi hanno detto… e il terapeuta mi ha detto che faccio così perché …) non riusciamo a cambiare la nostra vita ???
I perché nascono da un bisogno infantile, per dare un senso alla sofferenza che abbiamo provato, ma non cambiano la nostra vita.
I perché non ci fanno AGIRE, ci fanno pensare sempre di più e rischiamo di crogiolarci nel dolore.
I COME (se non vi fidate di me potete leggere i libri di Erica Poli) possono aiutare al cambiamento. Come sono accadute le cose? Come posso FARE perché non accadano più? COME ho vissuto e come posso FARE per continuare a vivere o COME posso agire per vivere meglio?
Oltre che se smettessimo di pensare a chi siamo, potremmo usare quel tempo per TROVARE CHI SIAMO, VIVERE DAVVERO: sperimentare, percepire, errare, esprimersi, emozionarsi.
Per FARE è necessario CAMBIARE QUEL CHE PENSIAMO DI NOI. Ovvero, prova a rispondere a queste domande:
- quanto sei importante per te stesso?
- dai valore alla vita che è in te?
- cosa vuoi portare di te nel mondo?
Canale OSTEOPATIA E PSICOLOGIA
Dottoressa Nicoletta De Col
Osteopata e massoterapista
Laureata in psicologia sociale
Puoi visitare anche il BLOG (per chi non ha telegram) www.nicolettadecol.com
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