A volte è necessario farsi accompagnare, con fiducia e gentilezza.
Piove.
Quella pioggia decisa, ma non violenta.
Quella che scorre e disseta.
Quella che fa ascoltare la sua voce e il silenzio tra una goccia e l’altra.
Quella che ferma il tempo, facendoti ascoltare lo spazio dentro te stesso.
Quella...quella pioggia.
Sembra dire con gentilezza: “aspetta un pò, fermati e tutto il resto scorrerà!”
Pioggia.
Il vento che l’ha preceduta sembra essersi portato via il superfluo, le foglie degli alberi sono ferme, si nutrono e ripuliscono. Rimango anch’io, resto, collegata al restare delle foglie, io e loro legate dalla voce della pioggia, restiamo insieme, in silenzio. Portando l’attenzione a tutta la pioggia che scende, lo spazio interiore si dilata, il tempo si ferma, non esiste più un luogo chiamato corpo o mente, esisto.
Abbiamo bisogno di stare fermi ad ascoltare la vita che ci circonda per ricordare la vita che ci abita, la Natura lo fa sempre. Stando fermi possiamo sentire l’Essenza, quel “io esisto” senza ricami, senza ruoli, senza aspettative... lo stesso “io esisto” di un fiore tra le rocce che nessuno vede, che pensa solo a crescere e guardare il cielo... a esistere, Nient’altro.
Esistere: exsistere, sistere “stare”, ex “fuori”, usato anche come “avere l’Essere”.
Serve stare fermi per sentire le gocce della pioggia, serve rimanere per sentirle in modo distinto, alla stessa maniera, serve che dentro di noi tutto si calmi per vedere il nostro fondale, e ritrovare le cose essenziali, sentire chi siamo, che l’importante è esistere. Eppure ci perdiamo nel fare, nel dimostrare, nel sentirci utili... ci perdiamo, fino a chiederci: “ma chi sono? Che vita è questa?”
Se ci perdiamo nel fare, non possiamo scoprire l’essere, non possiamo esistere, non possiamo “avere noi stessi”, “avere l’Essere noi stessi”.
Ritorno e rimango, ad ascoltare la pioggia...
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dott.ssa Nicoletta De Col
psicologa sociale, massoterapista
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